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LA FESTA E' FINITA

  • Alessia Maria Di Biase
  • 16 lug 2016
  • Tempo di lettura: 1 min

C’era una volta una sera di festa, con lo zucchero filato, i palloncini colorati, le giostre e le bancarelle.

C’era una volta un bambino con il naso all’insù a guardare i fuochi d’artificio.

C’era una volta la gente che correva per strada, urlava e … piangendo qualcuno moriva.

L’attentato di Nizza, è tragico e doloroso, al pari degli altri, non esiste un tragedia più tragica di un'altra, un dramma più drammatico di un altro, ma mai come questa volta, abbiamo visto così tanti corpi di bambini atterra.

Le immagini che circolano parlano abbastanza chiaro e non c’è molto da aggiungere o da commentare se non ricordare che non si uccide un uomo in nome di Dio.

Non si uccide un uomo in nome di niente e di nessuno.

Non si uccide un uomo, e basta.

E meno che mai un bambino.

Sarà difficile, per chi resta, spiegare a chi è ancora con la testa all’insù la differenza tra il colpi dei fuochi d’artificio e quelli d’arma da fuoco, perché se fossi un bambino me lo domanderei.

Se fossi un bambino non capirei niente di quello che sta succedendo intorno a me, ma qualunque cosa sia alla fine della “festa” direi … lasciatemi in pace, sono solo un bambino!



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