JE SUIS CHARLIE HEBDO
- Alessia Maria Di Biase
- 2 set 2016
- Tempo di lettura: 2 min

Premetto, evidenzio e sottolineo che non mi è piaciuta affatto questa vignetta di Charlie Hebdo, e non l’ho messa neppure in copertina per non metterla ulteriormente in risalto; l’ho letta e riletta quattro volte, in francese e poi anche in italiano, per sincerarmi di aver ben capito il senso ma alla fine il messaggio non l’ho capito lo stesso e a dirla tutta non mi ha fatto neppure ridere.
Tuttavia qualche mese fa, all’epoca del doloroso attacco al più noto giornale satirico francese, anch’io ho detto come tutto il mondo, Italiani compresi, di “essere Charlie” e oggi, gli stessi Italiani che avevano sventolato con orgoglio la bandiera francese a sostegno della libertà di stampa, di satira e di espressione si indignano davanti alla vignetta che ride sulla catastrofe del terremoto di Amatrice.
Ripeto, che questa vignetta la trovo assolutamente fuori luogo e non ci vedo niente di satirico, ma aggiungo anche che questa è satira come lo era quella che è costata la vita al famoso vignettista.
E allora qualcuno potrebbe dire, come ha già fatto, che c’è modo e modo di fare satira;
Si, e allo stesso modo si potrebbe rispondere che fra i tanti modi ognuno è libero di scegliere quello che meglio crede: e Charlie Hebdo ha scelto questo, però, ora che l’attacco ha colpito proprio noi improvvisamente non riconosciamo più alla satira gli elementi che la caratterizzano, svuotiamo il giornale del senso e del lavoro che ha sempre fatto.
Il giornale, oggi come allora, ha fatto il suo lavoro, quello di ridere sulle disgrazie e sui difetti altrui.
E’ l’ennesimo terremoto che colpisce l’Italia , a nulla serve scagliarsi contro il mal capitato vignettista, bisognerebbe invece indignarsi per tutte quelli che dormono sogni tranquilli pur sapendo di aver costruito case di sabbia e sulla sabbia, castelli di carta pronti a volare via al primo alito di vento; bisognerebbe scagliarsi contro tutti coloro che hanno apposto seraficamente il loro nome e cognome sulle quelle carte per costruire case vista mare, terrazze sull’Oceano, rifugi sul pizzo di una collina pur sapendo, o facendo finta di non sapere, che quei progetti non sarebbero potuti esistere neppure sul tavolo di lavoro del più scellerato ingegnere.
Ripeto che non condivido il pensiero del vignettista e da Italiana mi sento anche offesa, tuttavia pur non condividendo il suo pensiero sostengo la sua libertà di esprimerlo.
Non ero d’accordo prima sul disegno di questo pietoso trio e non lo sono neppure adesso, ma qualche mese fa ho detto anch’io di essere Charlie e lo ripeto ancora oggi: Je suis Charlie!
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