IL PONTE CHE CI STA STRETTO
- Alessia Maria Di Biase
- 8 ott 2016
- Tempo di lettura: 2 min

Correva l’anno 1840 quando Ferdinando II di Borbone Re delle due Sicilie pensò di creare un collegamento tra la Sicilia e il resto dell’Italia; incaricò così un team specializzato di ingegneri che consegnò il primo progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, progetto che venne però poi bocciato dal Re per eccessività dei costi.
Da allora, tuttavia, il sogno di unire quell’isola al resto dell’Italia non abbandonò mai gli Italiani e così, ciclicamente dal dopo guerra in poi, l’idea della costruzione del ponte sullo stretto, viene puntualmente ripromessa al Paese come qualcosa della quale non si può fare a meno, un asso che ogni governo si tiene “stretto” nella manica aspettando il momento giusto per riproporlo per incantare e abbindolare i poveri e smarriti elettori sempre più in cerca di un’identità politica di riferimento
Ma il progetto del tanto atteso e sognato ponte che “legherebbe” la Sicilia a l’Italia (come se adesso fossero due cose diverse) esiste già da tempo sul piano di lavoro di eccellenti ingegneri, purtuttavia, ogni qual volta si avvicina il momento della realizzazione, questa che ci viene venduta come la priorità delle priorità, incomprensibilmente non viene più considerata tale.
Bocciata più volte dall’Unione europea, bloccata poi dal Governo Monti a causa della crisi, l’ipotesi di realizzare il famigerato e agognato ponte è andata via via annegando nel mare che divide l’Italia dalla Sicilia tornando casualmente all’attenzione proprio ora che saremo chiamati a votare sul referendum costituzionale.
Sicuramente per pura fatalità i due temi “viaggiano” sulla stessa corsia e il governo Renzi, che probabilmente inizia a non essere più tanto sicuro di portare a casa la vittoria del SI, per incantare e convincere il popolo ecco che punta l’ultima carta sulla realizzazione di un sogno che ci portiamo dietro ormai dai più di cent’anni.
E se fino a oggi magari qualche instancabile sognatore non ha smesso di sperare nella costruzione del Ponte, alla maggior parte degli Italiani tutto questo parlottare inizia a suonare un po’ come una presa in giro e questo continuo promettere e poi deludere inizia a stare un po’ stretto.
Forse perché dal 1840 a oggi l’Italia è cambiata, i mezzi di trasporto si sono (parzialmente) evoluti, con la conseguenza che questo ponte sullo stretto di Messina non pare più così indispensabile e soprattutto non sarà mai l’unica soluzione per unire il paese diviso non solo dal mare ma anche da profonde differenze culturali e sociali.
In tema di infrastrutture, l’unico ponte che abbiamo visto realizzato e apprezzato negli ultimi tempi, è stato quello creato sul lago di Iseo, che ci ha impressionato, incuriosito e divertito; passato alla storia come il “Ponte sull’acqua”, era composto da un percorso lungo e faticoso, che ha dimostrato come si possono effettivamente unire due parti di terra divise dalle acque se lo si vuole veramente, sempre però facendo attenzione perché anche se il tragitto può sembrare un gioco quando si cammina sopra IL PONTE bisogna guardare dove si mettono i piedi e non altrove, altrimenti il rischio è quello di cadere e sprofondare.
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