RIDE BENE CHI RIDE ULTIMO
- Alessia Maria Di Biase
- 9 nov 2016
- Tempo di lettura: 3 min

Non è vero che la vittoria di Donald Trump è stata una sorpresa, perchè se all’estero abbiamo sempre dato per scontata la vittoria della Clinton, in America i due sono stati sempre sul testa a testa, con un leggero vantaggio per la candidata democratica che si vedeva già nuovamente inquilina della Casa Bianca.
Hillary è stata sempre abbastanza sicura della sua vittoria, pur sapendo di non essere la più amata, voleva portare un’aria di cambiamento nel paese presentandosi come paladina delle donne, della famiglia e soprattutto come prima presidente donna dell’America, il paese più potente del mondo, primo nella ricerca, nelle nuove scoperte, nelle tecnologie e negli eccessi, insomma primo in tutto, un paese all’avanguardia, moderno, democratico e avanzato.
Eppure, nonostante tutto questo si è dovuto aspettare il 2016 per arrivare ad avere un candidato donna alla presidenza, alla faccia di altri paesi, considerati “minori”, meno avanzati e paritari, dove però un Presidente donna c’è, o c’è già stato (come il Brasile).
In effetti la Clinton ha puntato tutta la sua campagna elettorale sull’emancipazione femminile, tuttavia il fatto di essersi fatta strada in politica grazie al marito, di essersi presentata alla presidenza con il cognome del marito e, cionondimeno, di aver sopportato il più scandaloso tradimento della storia da parte del marito, evidentemente non ha convinto molte donne che non si sono affatto rispecchiate nella sua persona vedendo invece in lei una professionista della politica, una che studia attentamente le sue parole e persino i suoi sguardi e suoi silenzi; un personaggio costruito a tavolino punto per punto, che ha puntato tutto sugli slogan pubblicitari (costati ben tre volte quelli di Trump) e sullo screditamento dell’avversario.
Gli ultimi strascichi della campagna elettorale infatti sono stati concentrati quasi completamente sulle tendenze sessuali di Trump, i due hanno abbassato il livello del dibattito su un piano troppo personale, facendosi dispetti reciproci come i bambini con le caramelle, e questo evidentemente non è piaciuto agli elettori.
A quanto pare, il fatto che a Donald Trump piacciano le donne (per altro consenzienti) non ha fatto né caldo né freddo agli Americani, che hanno giudicato più grave la questione delle emails che la Clinton ha inviato dal suo account privato quando era segretario di Stato e delle quali non si è mai conosciuto il contenuto.
Probabilmente, gli atteggiamenti (seppur sbagliati) della vita privata non sono sufficienti a giudicare l’operato politico e non valgono tanto quanto gli errori (altrettanto gravi) commessi nell’esercizio di una funzione pubblica.
A ciò si aggiunga che Hillary non è certo una faccia nuova nel panorama politico americano, che probabilmente avrebbe preso spunto dalla linea politica del marito e proseguito su quella di Obama, insomma una minestra riscaldata che ha indotto gli Americani, desiderosi di un cambiamento a votare Trump, il quale non sarà sicuramente la scelta migliore in assoluto, ma rispetto alla Clinton è indubbiamente nel bene o nel male un uomo meno costruito, un uomo che hanno fatto la sua fortuna lavorando, cadendo e rialzandosi come tanti imprenditori.
Un uomo pratico, che accumula soldi ma che scende anche in cantiere e si confronta con gli operai, che non ha paura di parlare dell’immigrazione come ne hanno parlato gli Inglesi, ai quali però tutto è concesso, anche uscire dall’Europa per non prendersi carico degli immigrati, senza però nulla eccepire.
Certo, se ci fosse stato un terzo candidato (di qualunque tipo) sicuramente sarebbe stato migliore sia di uno che dell’altro, ma la scelta era tra mantenere il vecchio oppure osare per il nuovo e gli Americani, a torto o a ragione, hanno scelto di osare.
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