ALEPPO: IL LUNGO ADDIO
- Alessia Maria Di Biase
- 20 dic 2016
- Tempo di lettura: 2 min
Se esiste un senso dell’umanità, della pietà, della giustizia, di civiltà questo si è fermato ad Aleppo, probabilmente distrutto dalle bombe che da quasi sei anni continuano a cadere su una città ormai fantasma.
Immagini, quelle della guerra in Siria che continuano a susseguirsi come una pellicola che si avvolge e riavvolge su stessa, gli stessi dolori, le stesse lacrime, polveri, macerie e bambini che non sono più tali; piccoli grandi uomini addomesticati a convivere con la guerra, pronti a perdere in qualsiasi momento la loro famiglia, talmente forti da non versare nemmeno più una lacrima.
E’ un lungo addio quello dei bambini siriani al loro paese e alla guerra.
E’ una strage, definita tra le più gravi del nostro periodo storico, una guerra che si consuma davanti agli occhi di tutto il mondo che assiste ormai passivamente allo spettacolo di morti ingiuste e ingiustificabili.
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato all' unanimita' una risoluzione per l'invio degli osservatori ad Aleppo, le migrazioni dei civili fanno sperare che la guerra stia per finire in Siria, ma quello che accade in Europa ci fa pensare che probabilmente la guerra sta iniziando in casa nostra.
Nel giro di poche ora in Turchia, viene ucciso l’ambasciatore Russo Andrey Karlo, tre colpi di pistola sparati a freddo sotto gli occhi di tutti e dopo qualche ora l’attentato a Berlino, cuore pulsante della Germania.
L’Europa ancora sotto attacco, l’Italia sprofonda di nuovo nella paura, in quel senso di timore che ormai ci ha pervaso, la tentazione di non lasciarsi trasportare da questo sentimento è forte, cerchiamo faticosamente di mantenere inalterati i nostri ritmi di vita quotidiani ma infondo viviamo in città blindate, pianificando strategicamente i nostri spostamenti.
Ed ecco che quando le immagini della morte ci arrivano dai confini a noi più prossimi, iniziamo a capire che la guerra in Siria non è poi una questione a noi così distante, non più qualcosa che possiamo far finta di non vedere, che possiamo nascondere tra la polvere e i resti delle bombe, ma è qualcosa che ci riguarda da vicino più vicino di quanto fino ad oggi abbiamo voluto pensare.
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