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Sogni Infranti

  • Alessia Maria Di Biase
  • 21 dic 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Non mi stupisce che abbiamo un Ministro dell’Istruzione senza la laurea, perché i giovani laureati se ne sono andati via da questo paese e chi non l’ha ancora fatto sta pensando di farlo, proprio come ha fatto Fabrizia Di Lorenzo 31 anni di Sulmona.


Una ragazza come tante altre, che dopo aver accumulato titoli sul curriculum si è armata di zaino in spalla e buona volontà alla ricerca di un futuro migliore, di un posto dove finalmente sarebbe stata apprezzata, valorizzata e rispettata; in una città straniera dove un posto di lavoro non passa come una cortesia, uno scambio di favori, un atto di elemosina.


Probabilmente, anche se la situazione in Italia fosse stata diversa, Fabrizia sarebbe partita lo stesso, o la stessa cosa sarebbe potuta accadere anche altrove; giuste osservazioni, se non fosse che con i MA e con i SE non si fa la storia e la storia di Francesca oggi la conosciamo tutti, sbattuta in prima pagina sui giornali di tutto il mondo.


Una storia che è solo la brutta copia di tante altre, partendo da Valeria Solesin, studentessa Italiana morta nella strage di Parigi, per non parlare dello scandalo che ancora oggi avvolge il caso Regeni.


Guerra di religione, rivendicazioni terroristiche, scelte politiche sbagliate, possiamo trovare mille spiegazioni ma pur cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia: a rimetterci la vita è sempre chi nella vita ci crede così tanto da rinunciare a tutto pur di realizzare un sogno.


Così è morta Fabrizia, mentre sceglieva i regali di Natale per la sua famiglia, stirata sotto le ruote di un camion come si stira il colletto piegato di una camicia.


E come d’abitudine corone di fiori, candele luminose, bandiere della pace, monumenti illuminati in ricordo di .. la comunità si stringe per qualche minuto, ma tra poco tutto tornerà come prima, la corsa agli ultimi acquisti, le solite frasi d’auguri e i preparativi, tranne che per quelle famiglie che attenderanno invano tutti quei giovani che, partiti con tante belle speranze, hanno varcato la soglia della loro casa senza sapere che sarebbe stata l’ultima volta.





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