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1000 EURO PER UCCIDERE

  • Alessia Maria Di BIase
  • 17 gen 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

Ai fatti di cronaca brutali siamo ormai abituati, assuefatti; i giornali fanno a gara a chi alza di più il tiro, a chi ha elementi più osceni, terrificanti e impressionanti da mostrare. Scene raccapriccianti vendute a peso d’oro, perché l’importante non è informare, ma sconvolgere.


Ma comunque, per quanto i giornali siano bravi a “sensazionare” il pubblico, la notizia di un figlio che commissiona la morte dei genitori per mano di un terzo sconvolge anche solo a sentirla.


Il fatto accaduto è grave per molteplici motivi.


Dimostra un conflitto generazionale che va inasprendosi sempre di più, giovani in contrasto con i propri genitori, genitori incapaci di comprendere i propri figli; il ragazzo non si sentiva compreso, i genitori non erano in grado di accettarlo, ma per questo non si commette un omicidio, in questa storia probabilmente c’era molto di più che una semplice e naturale incomprensione tra famiglia e adolescente.

E’ vero che a 16 anni per la legge si è ancora minorenni, ma per la psicologia dell’età evolutiva non si è certo stupidi.


I ragazzi a quest’età sono ben capaci di intendere, volere, comprendere, pianificare, programmare; chi più chi meno.


Pensare di ammazzare qualcuno, programmare il disegno criminoso, scegliere persino il mandante e la ricompensa non è certo una cosa che si fa in preda a un lapsus o per eccessiva ingenuità, è una cosa che si fa per cattiveria, perché purtroppo anche se facciamo grandi passi nell’evoluzione digitale, nel progresso storico, sul piano dei valori stiamo retrocedendo di gran lunga di più.

E’ chiaro che non c’è più il rispetto dei ruoli, il riconoscimento dell’autorità, il senso di responsabilità oltre che di civiltà.


Questo caso di cronaca dimostra una serie di fallimenti, uno scenario in cui tutti sono perdenti dalle famiglie ai figli, dalla scuola alla società “civile” (per così dire).

Ecco i giovani che stanno crescendo, ecco la futura classe dirigente che porterà avanti il nostro paese, ecco dove siamo arrivati con le teorie moderne sui metodi di educazione alternativa: non essere troppo severi, lasciare ai ragazzi più libertà, meno responsabilità, eccessivo protezionismo, delega completa alla scuola e alla televisione, giustificazioni illimitate sono solo alcuni temi di cui una parte dei “nuovi” genitori si fa orgogliosamente portatore.


Certo è che i ragazzi non sono tutti uguali, e per fortuna casi drammatici come questo, non sono la norma ma piuttosto l’eccezione, ciononostante non bisogna sottovalutarli, perché ci sono forme di violenza meno visibili di un plurimo omicidio ma altrettanto gravi per chi le commette e chi le subisce, basti pensare ai numerosi casi di bullismo che dilagano senza sosta.


Non voglio togliere nulla alla responsabilità di questi ragazzi, mi auguro abbiano una pena giusta per il fatto commesso e spero che la minore età sia considerata per una volta un’aggravante e non una scusa, per dare l’esempio a tutti i loro coetanei tuttavia vorrei dire una cosa alla generazione che mi precede, vogliate bene ai giovani, perché prima o poi ne avrete bisogno.

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