FUORI TUTTI
- Alessia Maria Di BIase
- 20 gen 2017
- Tempo di lettura: 2 min
Il discorso di Donald Trump, quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti D’America potrebbe brevemente sintetizzarsi così: Fuori Tutti!
L’ha detto chiaro e tondo nel suo primo discorso da Presidente; niente parole di speranza, niente sorrisi di commozione, nessun riferimento ai sogni, agli ideali, ai progetti impossibili, nessuna parola strappa lacrime alla Barack Obama, Trump ha voluto da subito mettere i puntini sulle i, quella che si prepara a governare è una nuova America, il tempo delle chiacchiere e delle belle parole è finito, è tempo di fare, di ricostruire il paese, di riappropriarsi dell’orgoglio di essere Americani.
Da buon imprenditore e cattivo oratore, Trump ha inciso una linea di separazione che non lascia scampo tra lui e il passato, tra lui e l’America di Obama, aperta a tutti, tollerante, comprensiva, accogliente; l’America non sarà più il paese della fortuna per tutti ma solo per gli Americani.
Nuove città, nuove fabbriche, più posti di lavoro, non più violenza, droga, terrorismo l’America di Trump è un paese che non guarda oltre il proprio naso ma che si lascia guardare, un paese che deve brillare di luce propria e illuminare il resto del mondo; un progetto tanto ambizioso quanto nazionalistico, eccessivamente patriottico per alcuni, troppo razzista per altri, che non convincerà la collettività secondo taluni ma che, tuttavia, ha portato Donald Trump al potere.
Chissà se questa giornata sarà ricordata come l’ultimo giorno di Barack Obama o il primo di Donald Trump, è una casa bianca in festa quella che saluta il presidente uscente e accoglie il nuovo, le bandiere a stelle e strisce sventolano in alto, il rosso e il blu colorano le immagini della cerimonia più importante che esista per gli americani: il passaggio pacifico delle consegne.
E così sotto il cielo grigio di Washinton e davanti a tutto il si è insediato oggi il nuovo Presidente dell’America.
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