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IL CONTRARIO DELLA LIBERTA’

  • Alessia Maria Di BIase
  • 27 apr 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

Il 25 Aprile è solitamente il giorno in cui, più di tutti, la parola libertà viene ricordata in tutte le sue declinazioni. Tutti la vogliono, la desiderano, la difendono ma quanti veramente la apprezzano? E soprattutto qual è il contrario della parola libertà? Ho provato a fare un piccolo sondaggio online, e la parola che più di tutti è stata accostata al contrario della libertà è stata costrizione, oltre che oppressione, repressione, paura, ignoranza, prigionia, violenza, plagio, rinuncia, vincolo, dittatura, schiavitù, ignoranza, pigrizia, condizionamento, oppressione, omertà, intimidazioni, bisogno, dipendenza, impoverimento, incapacità di scegliere, prevaricazione, prigionia, cattività, “Italia”, ipocrisia, afflizione, sacrificio, rassegnazione, povertà intellettuale, incomunicabilità, segregare, condizionamento, vergogna, insicurezza. Insomma, il contrario della libertà viene visto dalla maggior p

arte delle persone come qualcosa di fortemente negativo, di conseguenza questo vorrebbe dire che la libertà nel comune sentire è un bene assolutamente importante, necessario, positivo. Eppure, definizioni a parte, nella vita quotidiana quante volte siamo vittime di tutte quelle espressioni che sono state indicate come il contrario della libertà, vittime di paura, ignoranza, rassegnazione, sacrificio ?! Secondo me, il contrario della libertà è il silenzio. Le parole non dette sono quelle che più di tutto ci impediscono di essere liberi nelle azioni e nel pensiero; non avere la possibilità di dire quello che pensiamo innanzitutto non permette di integrarsi, di confrontarsi, di poter cambiare le cose. Quando si arriva al punto di evitare di parlare vuole dire che si è creato un muro tra noi e il mondo, che ci siamo rassegnati a vedere le cose così come stanno, che non ci interessa più dire come la pensiamo, o che, peggio ancora non ci interessa più avere un’opinione. Se pensiamo che il linguaggio è nato dalla necessità dell’uomo di comunicare i propri bisogni, va da sé che la mancanza di comunicazione potrebbe essere letta con un’interpretazione estrema, come la convinzione troppo egoistica dell’essere umano di non aver bisogno più di niente, cioè, in una parola di poter bastare da solo a se stesso. Cioè, la libertà dell’uomo oggi, sta nella sua presuntuosa presunzione dell’autosufficienza.


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