PER DIECI MINUTI
- Alessia Maria Di BIase
- 27 ago 2017
- Tempo di lettura: 2 min

Apparentemente sembra un racconto fresco e leggero; una storia come tante altre, linguaggio semplice, periodi scorrevoli e la naturalezza dello stile, proprio di chi non vuole raccontare “una storia” ma la “sua” storia.
Chiara Gamberale, nel romanzo interpreta Chiara, per l’appunto una giovane scrittrice nata e vissuta in un piccolo paese di campagna alle porte di Roma, con la sua famiglia, la sua casa, gli amici di una vita, il fidanzato di una vita, poi diventato suo Marito, con la M maiuscola.
A Vicarello, tutta la vita di Chiara sembra essere appoggiata su un equilibrio perfetto.
Suo Marito però decide di trasferirsi a Roma e Chiara, inevitabilmente lo segue e così, quella distanza che divide Vicarello da Roma anche se breve diventerà un vuoto incolmabile; salendo sul treno che la porta dal paesino di campagna alla Capitale, Chiara inizierà il viaggio verso una nuova vita.
L’equilibrio sul quale la coppia si poggiava all’improvviso si spezza: il matrimonio finito, Il lavoro perso, in una città dove è più facile perdersi che trovarsi.
La protagonista racconta con delicatezza, ma non senza profondità, il dolore della fine di una storia d’amore.
L’esercizio di Chiara è quello di dedicare ogni giorno dieci minuti del suo tempo a fare qualcosa di nuovo, qualcosa di bello per lei.
Nel suo accurato diario, la protagonista annota quotidianamente i suoi esperimenti, che la porteranno giorno dopo giorno a scoprire che esiste un mondo al di fuori di quella che comunemente chiamiamo una vita normale, quella che esiste al di là del matrimonio perfetto, della casa perfetta, della famiglia perfetta, dove esistono persone che vivono, lavorano, soffrono come noi.
Esiste un momento in cui bisogna tagliare il cordone ombelicale che ci lega a un’età che ormai non ci appartiene più, quella in cui tutti i pensieri e le preoccupazioni sono delegate; un momento in cui bisogna imparare a camminare con le proprie gambe senza sentirsi in colpa per aver preso un po’ di tempo per sé stessi, fossero anche soltanto dieci minuti, superare le scuse e capire che a volte i genitori “nel tentativo di sollevarci da un’incombenza ci evitano di vivere un’esperienza”.
Tagliata, non senza ulteriore difficoltà e resistenza, la dipendenza con la sua vita e i luoghi di infanzia, Chiara inizia il viaggio più lungo e difficile per qualunque essere umano, quello di guardarsi dentro; inizia a cercare le risorse giuste alle quali aggrapparsi , scoprendole con sorpresa nella profondità della sua anima, in quel buco nero dove non aveva mai voluto guardare, perché è più facile trovare un bastone al quale appoggiarsi per camminare, piuttosto che fare forza solo sui propri arti inferiori.
Un mese. Per dieci minuti. Ogni giorno per accettare che la fine della storia d’amore più difficile da superare non è quella con l’altro ma con sé stessi e comprendere una regola fondamentale: imparare a volersi più bene!
Comments